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Real Estate, dopo il Covid servono immobili sostenibili

13-07-2020
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Gli investitori immobiliari puntano su edifici salubri, resilienti ed efficienti

Il Coronavirus ha avuto un forte impatto sul settore del Real Estate, con un crollo di almeno 25% degli asset immobiliari. I danni più sostanziosi si registrano per i settori Hospitality, Retail, strutture sanitarie e student housing. Nonostante i benefici sull’e-commerce e sulla logistica immobiliare, finché il transito verso alcuni Paesi resta ridotto sarà difficile consentire il pieno sviluppo dei siti.
 
Rispetto al primo trimestre dello scorso anno, il calo del fatturato del settore immobiliare è stimato tra i 9 e i 22 miliardi di euro. È possibile però riscontrare alcune tendenze che consentiranno, nel lungo termine, la ripresa del mercato. In particolare si registra, per gli immobili residenziali, un aumento della richiesta di spazi flessibili ed efficienti, in altre parole di immobili sostenibili, ad elevate prestazioni energetiche. La necessità, infatti, di lavorare da casa in smart working richiede un ambiente di vita e di lavoro sano e adeguato alle nuove esigenze.
 

Cresce la domanda di immobili sostenibili a causa delle crisi globali

 
 
Anche gli interessi degli investitori si stanno spostando su questo fronte e nei prossimi anni cresceranno sempre di più. Il dibattito sulla sostenibilità era già iniziato lo scorso anno, investendo anche il settore immobiliare. Tutto dipenderà dalla capacità del real estate di adattarsi alle nuove esigenze, promuovendo un cambio di rotta a lungo termine. E dagli investitori immobiliari, se sapranno essere sufficientemente lungimiranti da apportare i cambiamenti necessari per rendere gli immobili più salubri e sicuri.
 
Crisi climatica e crisi sanitaria (provocata dalla pandemia) hanno un legame rilevante con il real estate. È innegabile infatti che gli edifici siano responsabili di circa un terzo delle emissioni globali di gas serra, consumando il 40% dell’energia mondiale. Rispetto ad altre industrie, il real estate fa più fatica a diminuire le emissioni di anidride carbonica. Al tempo stesso, la crisi sanitaria da Coronavirus (e in futuro ce ne possiamo aspettare altre) ha messo in evidenza l’inadeguatezza delle strutture sanitarie, poco flessibili e morfologicamente poco resilienti. Gli elevati consumi prodotti dalle case rendono lo smart working particolarmente costoso. I centri commerciali, infine, non sono adatti al distanziamento sociale.
 

Su cosa dovranno puntare gli investitori immobiliari

 
 
Gli investitori internazionali hanno identificato questi elementi di criticità e sono già alla ricerca di strutture resilienti, in grado di resistere a future crisi e di conseguenza a futuri shock dei mercati. Questa crisi sanitaria potrebbe rivelarsi un’occasione per “decarbonizzare” il proprio portafoglio di investimenti e puntare su operazioni sostenibili. L’uso della tecnologia consente infatti di monitorare i consumi degli ambienti e di digitalizzare una serie di servizi, anche nelle case.
 
Anche il settore delle nuove costruzioni sarà investito da questo trend, con la realizzazione di infrastrutture energetiche rinnovabili e con l’ammodernamento degli edifici esistenti. Se in un primo momento i rendimenti vedrebbero una contrazione, nel lungo termine questi investimenti ripagherebbero in termini di riduzione del rischio nella prospettiva di affrontare future condizioni avverse e di farsi notare sul mercato, ponendosi in vantaggio rispetto alla concorrenza.
 
Una soluzione meno dispendiosa potrebbe essere la combinazione di investimenti tradizionali con investimenti su immobili sostenibili che porteranno i loro frutti nei prossimi anni. D’altronde, se la domanda di edifici efficienti continuerà a crescere, il real estate sarà costretto ad adeguarsi e reinventarsi.
 
Fonte: ispionline.it