Caso Homepal, gli agenti immobiliari vincono la battaglia
17-08-2019
L’agenzia immobiliare digitale ha già annunciato il ricorso
Uno a zero per le agenzie immobiliari. La prima agenzia digitale italiana, Homepal, è stata sanzionata per aver esercitato il ruolo di mediatrice senza iscriversi all’albo nei primi anni di attività. Homepal ha aggirato i requisiti minimi richiesti dalla legge n. 39/1989 per poter esercitare la professione.
Nel 2019 però la società si è iscritta all’albo, prima della sentenza. Ha annunciato il ricorso e ha rigettato l’obbligo di restituire le provvigioni a tutti i clienti che ne faranno richiesta. E punta il dito contro il corporativismo.
La vittoria delle associazioni di categoria
Partiamo dal principio. Homepal nasce nel 2016 come prima agenzia digitale immobiliare italiana. Il suo obiettivo è ridurre le spese relative all’acquisto di immobili, praticamente azzerando i costi d’agenzia. Questo avviene attraverso l’analisi dei dati relativi agli immobili e alle transazioni simili in atto, stimando anche i tempi di vendita sulla base della variazione del prezzo dell’immobile.
Nel novembre 2018 le associazioni di categoria, Fiaip, Fimaa e Anama, hanno iniziato a segnalare Homepal alla Camera di Commercio e all’Antitrust. Dopo aver sentito il parere di Unioncamere e del Ministero dello Sviluppo Economico, il 6 agosto 2019 la Camera di Commercio ha formalizzato un verbale della Commissione di vigilanza costringendo Homepal al pagamento di una sanzione compresa tra i 7.500 e i 15 mila euro. I soldi sarebbero destinati a Better Place Srl, società con cui Homepal era inizialmente operativa.
«Questo provvedimento farà scuola – hanno dichiarato i presidenti delle associazioni di categoria Taverna (Fimaa), Baccarini (Fiaip) e Maffey (Anama) –; Homepal ha svolto l’attività di mediazione, ottenendo un compenso, senza soddisfare i requisiti previsti dalla legge».
Homepal però, a inizio 2019, è stata registrata come Homepal Real Estate Srl e regolarmente iscritta all’albo degli agenti immobiliari. Andrea Lacalamita, cofondatore e presidente della società, ha dichiarato al Sole24Ore: «Lo avevamo deciso a prescindere dalle proteste delle associazioni. Ci eravamo accorti che i clienti, oltre alla semplice assistenza sulla modulistica e sulla pubblicazione degli annunci, avevano bisogno di una reale attività di consulenza e mediazione. Quindi abbiamo cambiato forma societaria, ma soprattutto modificato il nostro modello organizzativo».
La questione delle agenzie digitali
Homepal ha annunciato il ricorso in sede civile. Ma la questione si allarga anche ai rimborsi. Secondo le associazioni di categoria, Homepal sarebbe tenuta a restituire le provvigioni incassate fino a inizio 2019 a tutti quei clienti che ne faranno richiesta, sulla base dell’art. 8 della legge 39/89. «In realtà, il verbale della Camera di Commercio non fa cenno a questo e rileva soltanto la sanzione – ribatte Lacalamita –. E in ogni caso, saremo noi stessi a contattare i clienti pre 2019 e proporre loro un eventuale rimborso. Siamo certi che, vista la bontà del servizio, in pochi aderiranno».
Questa vicenda mette in luce un vuoto normativo nei confronti delle agenzie digitali, sempre più diffuse sul territorio ma con dinamiche differenti dalle agenzie tradizionali. Quelle attualmente esistenti hanno provveduto ad iscriversi all’albo dei mediatori, per non rischiare di essere considerate abusive.
Homepal, appunto, non ci sta ad essere chiamata abusiva e punta il dito verso il corporativismo della categoria. Secondo il presidente di Homepal, più volte è stato chiesto di confrontarsi con le associazioni per poter esporre il proprio modello di attività mediatrice, ma «non abbiamo mai ricevuto risposte. La verità è che il nostro modo di operare permette di comprare e vendere con risparmi consistenti e questo è mal tollerato. La stessa Camera di Commercio definisce gli esposti delle associazioni “irrituali” e “senza specifici riferimenti pratici”, riconoscendo che l’ambito della mediazione è refrattario alle liberalizzazioni e necessita di un adeguamento normativo a fronte dei mutamenti tecnologici e delle nuove esigenze del mercato».
Fonte: Il Sole24Ore