Cushman & Wakefield, quale futuro per gli uffici post Covid?
Ecco come cambieranno gli uffici dopo tre mesi di lockdown e di smart working
Come cambierà il lavoro dopo la pandemia? Quali modifiche subiranno gli spazi di lavoro post Coronavirus? In che modo lo smart working cambierà la fruizione degli uffici? A queste domande ha dato risposta Cushman & Wakefield, una delle più grandi società immobiliari commerciali nel mondo.C&W ha effettuato un’indagine su un campione di 40.000 professionisti per un totale di 30 società attive in 20 settori diversi. Ha raccolto dati relativi alla loro esperienza di lavoro da casa (detto anche smart working) durante la pandemia e al loro rientro in ufficio dopo la riapertura delle aziende. Cosa è cambiato?
Più collaborazione nel team e lavoro agile
Secondo le prime informazioni, il lavoro da casa ha consentito di mantenere generalmente elevata la produttività. Inoltre, grazie agli strumenti per le videochiamate e i software per il lavoro agile, la collaborazione all’interno dei diversi team ha raggiunto livelli senza precedenti. Si parla di un aumento dell’efficacia della collaborazione tra colleghi del 10% rispetto a prima della pandemia.
Il 73% del campione intervistato ha dichiarato che spera che la società di appartenenza adotti politiche di lavoro flessibile permanenti o di lungo periodo anche nel post Covid-19. Un dato che dimostra che l’ufficio tradizionale per come lo abbiamo vissuto finora appartiene per certi versi al passato.
«È di fondamentale importanza - ha spiegato infatti Brett White, Executive Chairman & CEO di Cushman & Wakefield - riconoscere che il luogo di lavoro non sarà più identificato in modo univoco, ma sarà un ecosistema di differenti luoghi ed esperienze a supporto della flessibilità, della funzionalità e del benessere dei dipendenti».
L’organizzazione degli spazi in ufficio
Questa nuova visione, però, non si tradurrà automaticamente in spazi più piccoli. Secondo White, le conseguenze dello smart working saranno la minor presenza di dipendenti in ufficio, ma gli spazi guadagnati saranno impiegati per mantenere maggiore distanza fisica tra le persone.
Già prima dell’avvento del Coronavirus l’esigenza di poter lavorare da qualsiasi luogo era presente: «semplicemente hanno subito un’accelerazione durante il periodo di lockdown», ha dichiarato Joachim Sandberg, Head of Italy and Southern Europe Region di Cushman & Wakefield. «Anche successivamente al graduale allentamento, e allo sperato venire meno delle restrizioni, continueranno a essere driver importanti per le aziende in cerca di spazi ufficio. La priorità rimane e rimarrà comunque, ora e in futuro, la necessità di garantire la salute e la sicurezza dei dipendenti».
I dati raccolti nello studio hanno evidenziato, però, un impatto negativo del lavoro da remoto sui legami sociali e l’interazione umana. Poco più della metà degli intervistati, infatti, si sente “vicino” ai propri colleghi lavorando da casa. Questo provoca ripercussioni anche sull’apprendimento e sulla cultura aziendale.
Fonte: Cushman & Wakefield