Immobiliare, cattive notizie per i negozi
01-05-2019
La crisi economica, i centri commerciali e l'e-commerce mettono in ginocchio i negozi
Il settore commerciale è sempre stato uno dei più remunerativi dell’immobiliare. Affittare un negozio, specie se in zona ad alto passaggio e con buoni locali, ha sempre portato in media rendimenti annui lordi tra il 5 e il 6%, con picchi fino al 10%. Purtroppo la crisi ha cambiato radicalmente la situazione.
Secondo gli esperti, a partire dall’inizio della crisi i negozi posizionati in vie di passaggio hanno perso il 35% del loro valore, mentre quelli posti in zone meno frequentate oltre il 41%. Al tempo stesso, secondo un’indagine, i canoni di locazione sono calati di oltre il 38% nel primo caso e oltre il 43% nel secondo caso. Per non parlare di tutte quelle attività che si sono arrese di fronte alla riduzione dei consumi e al boom di centri commerciali e e-commerce.
Un pessimo investimento
Si potrebbe fare una simulazione, considerando un investitore medio che ha locato un negozio all’inizio del 2008 in una via di passaggio. Possiamo ritenere che il rendimento al 6% all’anno lordo sia buono, ma considerando le tasse e le spese a carico del proprietario il suo valore scende al 3%.
Dopo 11 anni, calcolando un ricavo del 36 o 37% e presupponendo di reinvestire i soldi percepiti dagli affitti, l’investitore è andato a malapena in pari. La situazione sarebbe stata ancora peggiore nel caso in cui il negozio si fosse trovato lontano dal traffico. In questo caso, se oggi dovesse vendere lo stesso negozio, perderebbe il 5 o il 6%. Se pensiamo che chi ha investito in azioni europee ha guadagnato tra il 9 e il 10% all’anno, possiamo affermare che investire in un negozio in affitto è stata una pessima idea.
Cosa ci riserva il futuro
E le cose non andranno meglio in futuro. Quasi tutti gli studi concordano sul fatto che il numero di compravendite è destinato ad aumentare, in particolare quelli posti in aree di passaggio. Ma al tempo stesso non è previsto un aumento di prezzo, nonostante la grande richiesta; si tratta della medesima situazione del mercato residenziale.
Nomisma afferma che i principali fattori della flessione degli investimenti immobiliari (dagli 11 miliardi del 2017 agli 8,6 nel 2018) sono le tensioni istituzionali e i riflessi di carattere finanziario. In pratica l’Italia non è percepita come un Paese affidabile, a causa soprattutto degli scontri in Commissione Europea sugli obiettivi in termini di rapporto deficit-Pil e del rallentamento economico in atto.
Secondo la ricerca, la conseguenza sul mercato immobiliare è innanzitutto il minore dinamismo, una battuta d’arresto che potrebbe peggiorare se i segnali di recessione economica si faranno più evidenti. Difficile pensare di realizzare buoni investimenti, in particolare nel settore commerciale.
Fonte: FondoOnline.it